Il CBD è quanto di meglio la natura possa averci regalato per combattere i dolori.
In ambito medico ormai la cannabis terapeutica è utilizzata per vari scopi.
Basta fare una piccola ricerca in rete per scoprire che sul sito dell’Ospedale Nigurda, ad esempio, è riportato che la cannabis può essere utilizzata per:
“alleviare dolore (oncologico e non) e disturbi cronici associati a sclerosi multipla o a lesioni del midollo spinale. Può essere indicata per far fronte ad alcuni effetti avversi della chemioterapia, della radioterapia o di alcune terapie per l'HIV. Può essere prescritta anche per malattie reumatiche (artriti, osteoartrosi, fibromialgia) o neuropatie. Inoltre la cannabis è efficace come stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia o in pazienti oncologici. Allo stesso scopo può essere prescritta a pazienti affetti da AIDS. La cannabis a uso medicinale può essere impiegata anche per abbassare la pressione arteriosa in caso di glaucoma che resiste alle terapie convenzionali. Ancora: può ridurre i movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette.”
[Fonte]
A Milano, quindi, come in tutti gli ospedali d’Italia, sanno che il CBD è un potente antidolorifico naturale.
Il CBD è un valido aiuto nella terapia del dolore, quindi, scopriamo insieme il perché.
Il CBD è uno dei numerosi cannabinoidi presenti nella pianta di cannabis.
Il termine cannabinoide si riferisce a sostanze presenti nella pianta, di cui il CBD e il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) sono due esempi significativi.
La cannabis light, come molti sanno, contiene alte percentuali di cannabidiolo contro basse/bassissime percentuali di THC (l’unico e solo responsabile dello sballo nella marjuana).
Il CBD è un cannabinoide diverso che, da solo, non provoca sensazioni alterate.
Il corpo umano contiene una complessa rete di neurotrasmettitori e recettori dei cannabinoidi, nota come sistema dei recettori endocannabinoidi (ECS), in grado di svolgere un ruolo molto importante nei processi corporei e ciò riguarda anche la regolazione del dolore.
Entrando nello specifico, per chi ha voglia di saperne davvero di più, esistono cannabinoidi endogeni e cannabinoidi esogeni.
I cannabinoidi endogeni sono lipidi naturali prodotti dall'organismo.
Due dei cannabinoidi endogeni più noti sono l'anandamide (AEA) e il 2-arachidonoilglicerolo.
Il nostro organismo non produce cannabinoidi esogeni.
Questi composti fanno parte della pianta di cannabis e i componenti più conosciuti sono, appunto, il CBD, il THC ma anche il cannabicromene e il cannabigerolo.
I cannabinoidi, sia endogeni che esogeni, si legano ai recettori endocannabinoidi presenti nelle cellule.
Tra questi vi sono i recettori dei cannabinoidi 1 e 2.
Questa azione di legame stimola diverse risposte cellulari che influenzano anche le vie di segnalazione del dolore.
Il CBD, tuttavia, non si lega molto bene ai recettori endocannabinoidi ma, come afferma uno studio sui topi, può interagire con i recettori neurologici del midollo spinale in modo tale da sopprimere il dolore infiammatorio cronico.
Il CBD, inoltre, è in grado di rafforzare gli effetti dell'AEA, un cannabinoide endogeno capace di ridurre considerevolmente il dolore nel corpo umano.
Secondo, poi, un piccolo studio del 2018, i ricercatori hanno valutato gli effetti antidolorifici del CBD in sette persone che soffrivano di dolore cronico dopo aver subito un trapianto di rene.
Bene, sei dei sette partecipanti hanno riportato miglioramenti del dolore e uno dei partecipanti ha provato più dolore con dosi più elevate di CBD, ma ha ottenuto il miglior controllo del dolore con dosi più basse di CBD. Un successo al 100%.
Inoltre, in uno studio condotto nel 2015 su animali, i ricercatori hanno scoperto che il CBD per uso topico riduceva il gonfiore e il dolore articolare legato all'artrite nei topi. Secondo gli autori, le dosi efficaci variavano da 6,2 a 62 milligrammi (mg) al giorno.
Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche, come studi clinici su larga scala e di alta qualità, questi studi preliminari suggeriscono che il CBD può aiutare effettivamente a gestire il dolore.
Sebbene, quindi, il CBD pare essere l’antidolorifico naturale ideale, come per tutte le cose, l’abuso può portare delle conseguenze.
Gli effetti collaterali dell’abuso da CBD più noti sono:
Gli effetti collaterali più gravi includono:
C'è da dire, però, che questo accade raramente e comunque basterebbe leggere un comune bugiardino di qualsiasi farmaco per capire che questi “rischi” sono meno numerosi di qualsiasi altro prodotto oggi in commercio.
Il CBD, dunque, è un valido aiuto nel trattamento dei dolori cronici, dove per dolore cronico si intende qualsiasi tipo di dolore che persiste da più di un mese.
Il cannabidiolo oltre a essere un valido aiuto per i pazienti affetti da artrite reumatoide , ADHD, insonnia e persino asma, può essere una valida alternativa ai farmaci da banco per quei piccoli fastidi a cui ognuno di noi andrà incontro presto o tardi.
Tra le condizioni specifiche che possono essere trattate dal CBD troviamo anche:
Diversi studi oggi sono in grado di dimostrare che il CBD svolge funzioni:
Basta scegliere ovviamente solo CBD certificato e controllato.
La cannabis light ha tutte le proprietà benefiche del CBD senza procurare lo sballo del THC, è liberamente acquistabile per uso collezionistico e oggi, puoi averla direttamente a casa tua a un prezzo super-conveniente, in tempi rapidissimi e nel pieno rispetto del tuo anonimato assoluto.
Un solo consiglio, acquista sempre prodotti controllati e certificati.
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