Gli oppioidi sono una classe di farmaci che agisce sui recettori degli oppioidi nel sistema nervoso centrale per ridurre il dolore e indurre un effetto di benessere.
Questi farmaci sono spesso prescritti per alleviare il dolore acuto o cronico, come quello causato da lesioni, interventi chirurgici o malattie come il cancro.
Gli oppioidi possono anche essere usati per trattare la tosse grave o come sedativi per l'anestesia.
Gli oppioidi includono farmaci come la morfina, l'ossicodone, l'idrocodone, la codeina e la fentanil, tra gli altri.
Questi farmaci possono essere altamente efficaci per ridurre il dolore, ma hanno anche il potenziale per causare effetti collaterali indesiderati, come la sedazione, la dipendenza, la depressione respiratoria e la costipazione. Per questo motivo, gli oppioidi devono essere usati con cautela e solo sotto la supervisione di un medico.
Diverse ricerche scientifiche che hanno esaminato l'uso a lungo termine di marijuana medica e la sua relazione con l'uso di oppioidi.
Alcuni studi hanno effettivamente suggerito che l'uso di marijuana medica può ridurre la necessità di oppioidi in alcune persone con dolore cronico, migliorando al contempo la loro qualità della vita.
Un nuovo studio, condotto da ricercatori del Dipartimento della Salute di New York e pubblicato da poche settinmane dall'American Medical Association, ha rilevato che i pazienti affetti da dolore cronico che hanno ricevuto marijuana terapeutica per più di un mese hanno registrato una significativa riduzione degli oppioidi prescritti.
L'analisi ha esaminato i dati di oltre 8.000 pazienti registrati nel programma di cannabis terapeutica di New York, monitorando la variazione delle loro prescrizioni di oppioidi nel tempo. Si è concluso che tra i pazienti con dolore che hanno ricevuto marijuana per più di 30 giorni, le quantità di oppioidi sono diminuite di quasi la metà [Fonte].
"I dosaggi giornalieri di oppioidi dei pazienti si sono ridotti dal 47% al 51% rispetto ai dosaggi di base dopo 8 mesi".
Il commissario alla sanità di New York, James McDonald, ha definito lo studio
"un'ulteriore prova che la cannabis medica ha il potenziale per ridurre la quantità di farmaci a base di oppioidi necessari per trattare il dolore cronico".
"Questi risultati hanno il potenziale per informare ulteriormente gli operatori sanitari e i responsabili politici qui a New York e in altre giurisdizioni dove la cannabis medica non è ancora legalizzata o utilizzata al massimo delle sue potenzialità",
ha detto in un comunicato.
Il nuovo studio, sottoposto a revisione paritaria, è stato pubblicato sul numero del 30 gennaio del Journal of the American Medical Association (JAMA) Network Open da ricercatori del Dipartimento della Salute, dell'Office of Cannabis Management dello Stato e della City University of New York (CUNY) Graduate School of Public Health and Health Policy.
Ci sono diversi motivi per cui l'uso di cannabis terapeutica può essere associato a una riduzione dell'uso di oppioidi.
La cannabis contiene composti chiamati cannabinoidi che interagiscono con il sistema endocannabinoide del nostro corpo, il quale è coinvolto nella regolazione del dolore, dell'umore e dell'appetito.
Alcuni studi hanno suggerito che i cannabinoidi possono avere effetti analgesici (cioè antidolorifici) e antinfiammatori, che possono ridurre la necessità di oppioidi per il controllo del dolore.
La cannabis, inoltre, può avere effetti positivi sull'umore e sulla salute mentale.
Questo aiuta a ridurre l'ansia e la depressione che spesso accompagnano il dolore cronico e permette alle persone di gestire meglio il loro dolore senza la necessità di aiuti esterni.
Altri studi, poi, affermano che l'uso di cannabis può aumentare l'efficacia degli oppioidi stessi, consentendo alle persone di ridurre le dosi di questi farmaci necessari molte volte per il controllo del dolore.
Gli oppioidi possono causare una serie di effetti collaterali indesiderati, soprattutto se assunti a dosi elevate o per un lungo periodo di tempo.
Alcuni di questi effetti indesiderati più comuni includono:
Mentre, dunque, è stata abbondantemente dimostrato che il CDB non causa dipendenza l’uso, specie se prolungato, di oppioidi genera assuefazioni a queste sostanze il che comporta una progressiva richiesta sempre maggiore di queste sostanze per sortire l’effetto desiderato.
Se poi si considera che l'uso di oppioidi può causare anche depressione respiratoria, che può essere pericolosa e persino fatale, sì riesce ad arrivare facilmente ad una sola conclusione: gli oppioidi devono essere usati con cautela e solo ed esclusivamente sotto la supervisione di un medico.
Esistono poi, una serie di altri effetti collaterali meno comuni ma più gravi che possono includere la depressione del sistema immunitario, ossia l’aumento del rischio di infezioni, e la soppressione della produzione di ormoni sessuali, che può portare a problemi di fertilità o di impotenza sessuale.
In generale, quindi, l'uso di oppioidi deve essere limitato alla durata e alla quantità necessarie per gestire il dolore, ciò che spesso non avviene.
Come potrebbe del resto un uomo normale non abusarne considerato ciò che la vita frenetica di tutti i giorni ci riserva?
Purtroppo a tutti è richiesto sempre di dare il 100% e se una “medicina” può essere d’aiuto, sono pochi quelli che riescono a dire no e a “scalare” quando ciò è richiesto.
L’uomo da sempre fugge al dolore e se può evitarlo non c’è prescrizione che tenga.
La morfina, l'ossicodone, l'idrocodone, la codeina, la fentanil ma anche tutti gli altri oppioidi agiscono tutti allo stesso modo.
Nel nostro cervello, come nel midollo spinale e in altre parti del nostro corpo sono presenti dei ricettori, ossia delle proteine presenti sulle cellule nervose.
Queste sostanze legandosi a queste proteine attivano il sistema oppioide endogeno coinvolto nella regolazione del dolore, dell’umore e ad altre funzioni come la respirazione.
L'attivazione dei recettori degli oppioidi da parte degli oppioidi produce un effetto analgesico (cioè antidolorifico) attraverso l'inibizione della trasmissione del dolore attraverso il sistema nervoso centrale.
Gli oppioidi possono anche causare effetti di euforia e benessere ed è ciò che spesso porta alla dipendenza.
Questo processo è dunque lo stesso che si innesca quando si consuma cannabis.
La canapa, infatti come sappiamo, agisce sul sistema nervoso attraverso i suoi composti chimici che si legano ai recettori cannabinoidi presenti nelle cellule nervose e in altre parti del corpo.
I due cannabinoidi principali presenti nella cannabis sono il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD).
Il THC è il principale responsabile degli effetti psicoattivi della cannabis e si lega principalmente ai recettori cannabinoidi CB1 presenti nel cervello.
Il CBD si lega ai recettori cannabinoidi CB2 presenti nel sistema immunitario e in altre parti del corpo.
THC e CBD, sostanzialmente, hanno gli stessi effetti benefici per il nostro corpo ma, mentre il THC ha effetti psicotici, il CBD ha solo effetti positivi.
Sostanzialmente, dunque, il CBD è una valida alternativa agli oppioidi e l’uso dell’erba light riduce l’utilizzo di sostanze nocive per il nostro organismo che provocano spiacevoli effetti collaterali e dipendenza.
La cannabis light di fatto presenta alte percentuali di cannabinoide e basse/bassissimi tenori di Delta-9-tetraidrocannabinolo.
Con l'erba light potrai sperimentare i benefici del CBD senza interferenze del THC, cosa che avviene invece quando si consuma marijuana e hashish, soprattutto se trattate per innescare la dipendenza dal mercato illegale.
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